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Durante il Videosalotto 4.0 “La gestione strategica del rischio d’impresa nella nuova normalità” abbiamo coinvolto Federica Seganti, Direttrice del Master Insurance & Risk Management al MIB School of Management di Trieste.
Abbiamo cercato di capire perché l’azienda deve essere vista nella sua totalità, includendo eventuali rischi e ipotizzando diversi scenari possibili per rispondere in modo tempestivo alle turbolenze del mercato.
Durante gli ultimi 30 anni c’è stata una vera e propria evoluzione della cultura e della gestione del rischio all’interno dell’azienda. Il concetto di Risk Management in un’azienda degli anni ‘90 includeva l’analisi di due tipi di rischi: assicurabili e finanziari.
Dagli anni 2000 invece sono stati introdotti una serie di rischi in precedenza non considerati, rischi però significativi per le imprese e che possono causare perdite importanti. Inizialmente il passaggio è stato quello di identificare i singoli rischi all’interno dell’azienda, ma dal 2010 le serie di crisi che si sono susseguite hanno portato ad un ulteriore cambio di visione cioè la gestione unitaria dei singoli rischi. Il passaggio è stato fondamentale per realizzare che non esistono rischi gestibili singolarmente, ma devono invece essere considerati come rischi complessivi per l’impresa.
In quest’ottica è indispensabile per l’azienda un approccio manageriale in linea con la valutazione e gestione dei rischi che l’azienda e l’imprenditore sono disposti a tollerare, ipotizzati diversi scenari possibili, per arrivare preparati a qualsiasi eventualità.
L’attività di impresa per definizione è rischiosa, senza il rischio non sussiste nemmeno il rendimento dell’impresa, ma un’eccessiva propensione al rischio allontana potenziali investitori e partner, intesi anche i fornitori, che potrebbero considerare il progetto imprenditoriale troppo “pericoloso” e non meritevole di fiducia.
La figura che si occupa di questo aspetto in azienda è il Risk Manager che collabora in modo diretto con la dirigenza per individuare i rischi operativi, qualitativi, strategici, legali, una serie di fattori che l’imprenditore deve considerare per prendere decisioni consapevoli e per affrontare nel miglior modo possibile lo sviluppo dell’azienda.
In un’azienda di piccole dimensioni spesso la gestione del rischio si tramanda all’interno del nucleo familiare,come un testimone, senza magari avere visione professionale di tutti i possibili scenari alternativi.
Qual è l’approccio corretto per identificare la propria propensione al rischio?
Come prima cosa bisogna identificare la tolleranza al rischio dell’azienda, quanto stress è in grado di fronteggiare e quando il rischio diventa talmente elevato da non essere più gestibile. Quando si supera un determinato limite è necessario applicare delle modifiche al modello di business. È molto importante infatti ipotizzare una serie di scenari possibili in cui viene individuato il limite massimo di sopportazione del rischio nell’azienda, inteso come il livello in cui l’azienda riesce a sopravvivere senza modificare troppo gli equilibri e riuscendo comunque ad avere guadagno.
Rischio Assicurativo
Il rischio d’incendio è il classico esempio di rischio assicurativo, chiamato anche rischio puro perché quando avviene porta sempre ad una perdita. Il rischio di incendio è però un rischio assicurabile, dal quale l’azienda si può tutelare, ipotizzando scenari basici o più dettagliati. In questo modo l’imprenditore può trasferire il rischio ad un’assicurazione che copre questo tipo di danno, se dovesse sfortunatamente accadere qualcosa all’azienda viene garantita la continuità del business.
Rischio Finanziario
Il rischio di cambio rientra nella categoria dei rischi finanziari. Si verifica ad esempio quando l’azienda estende l’export di un prodotto agli USA e per tutelarsi dalla fluttuazione del tasso di cambio euro/dollaro acquista un prodotto finanziario che non influisca sui suoi ricavi (come ad esempio un Future Euro/dollaro) che annulla il rischio di cambio, si tratta di un’azione di copertura.
Perché farlo? Perché non è facile prevedere, dopo aver fatto un contratto di fornitura di 5 anni con un’azienda americana, quale sarà l’andatura del cambio e di conseguenza le opzioni per coprirsi da questo rischio sono due: affidarsi ad un esperto che prevede l’andatura euro dollaro oppure affidarsi a strumenti finanziari per tutelarsi.
L’azienda deve essere guardata nella sua totalità, come la somma delle attività svolte e dei rischi collegati ad ognuna, delegando eventualmente una figura predisposta quando un determinato scenario risulta essere escluso dalle competenze dell’imprenditore.
Soprattutto in periodi di turbolenza bisogna cercare il più possibile di stabilizzare la redditività della propria azienda, per dimostrare anche al sistema bancario di essere noi al timone della nave.
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